Il Partito Democratico tra dissoluzione e trasformazione.

 

Cosa sta succedendo? Va bè che sono finite le convinzioni ideologiche politiche del XX secolo ma al loro posto non  possono esserci gli “umori” e le “opportunità” al solo scopo di conservare il potere politico. E che ne è degli elettori o meglio ancora dei tanti militanti al partito che hanno messo impegno e soprattutto la faccia in una campagna elettorale in cui si è promesso il contrario di quello che i nostri ministri stanno facendo a braccetto con gli eternamente “opposti” del centrodestra?

Ora stiamo esagerando, un conto è fare un governo con il Pdl perché non ci sono alternative e perché servono misure urgenti per una ripresa socio-economica del paese e riformare la legge elettorale, un altro è dare luce al programma Berlusconiano, un programma che abbiamo sempre criticato e osteggiato. Addirittura siamo diventati l’ago della bilancia nell’eleggibilità di un condannato, nella decisione di non applicare una legge già scritta al riguardo. Già aprire un dibattito interno sull’”agibilità politica” di Berlusconi è deprimente ed è un errore gravissimo. Non possiamo non ribadire in modo unanime quello che la legge stabilisce.

Ed è logico che il governo Letta sia diventato, a discapito del Partito Democratico, un governo di scadente trasformismo, di irreale mancanza di convinzione della propria identità e parco di divertimento per l’ironia. L’ultima che ho sentito è anche abbastanza bella: “siete diventati i pupazzi di cartapesta sui carri del carnevale con Berlusconi che ci balla sopra”. E sì, questa è bella ed è pure la verità!

In questa situazione il Partito Democratico rischia la dissoluzione o, il pericolo maggiore, la trasformazione in un “nuovo centro”, la Democrazia Cristiana (questo governo ne sta mantenendo in vita gli ideali di trasformismo e di mantenimento del potere ad ogni costo)!!!

Cosa rimane da fare? Sarebbe facile prendere le distanze da tutto questo, dire il solito: “ma chi me lo fa fare?” e rinchiudersi nel proprio comodo e protettivo micromondo casalingo. Ma c’è un presente drammatico, un presente di crisi profonda economica e sociale e dove per uscirne serve l’aiuto di tutti. È come attraversare un fiume, se si è da soli la corrente ti trascinerà via, se ci si tiene con forza con tante persone formando un’unica grande catena, allora si riuscirà ad arrivare a riva.

E c’è bisogno di persone che si impegnino contro i grandi mali di questa politica, che sono il leaderismo sfrontato, l’irresponsabilità, gli interessi personali, la speculazione sui cittadini, l’utopia attraverso la quale i grandi partiti del XX secolo hanno ingannato intere nazioni. È tempo che chi a prodotto questo venga costretto a farsi da parte. È tempo di una nuova politica fatta di realismo, una politica che agisca in modo moralmente giusto e che sia in grado di guardare lontano.

Ma si sa, i nuovi pensieri hanno bisogno di nuovi uomini.

Il Partito Democratico tra dissoluzione e trasformazione.
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